Due casi di corpo estraneo nella via escretrice (frammento di stent calcificato): debulking e asportazione endoscopica

Massimo Perachino1, Federica Marchesotti1, Cristina Lozzi1
  • 1 Ospedale Santo Spirito, S.O.C. Urologia (Casale Monferrato)

Abstract

Paziente di 63 anni, portatrice di stent bilaterale per ca ovarico sotto controllo dal punto di vista oncologico. Durante la rimozione dello stent ureterale di dx, lo stesso risulta calcificato e per questo motivo si rompe, ed il ricciolo rimane nel rene. Dopo due mesi di terapia alcalinizzante urinaria per os, le calcificazioni si erano risolte completamente ed è stata possibile l'estrazione utilizzando il nefroscopio flessibile con pinza graspit.
Il secondo caso invece riguarda una donna di 78 anni, nella quale era stato posizionato uno stent dopo trattamento laser di calcolosi ureterale. Dopo circa un mese dalla procedura, durante la rimozione dello stent si verificava la rottura dello stesso, con circa 16 cm di stent ritenuti nella via escretrice. Al controllo TC al momento in cui la paziente è giunta alla nostra osservazione, lo stent si presentava completamente calcificato per tutta la sua lunghezza. Dopo due mesi di alcalinizzazione urinaria lo stent risultava ancora completamente calcificato per cui la paziente è stata sottoposta a laserlitotrissia delle calcificazioni intorno allo stent fino a completo debulking ed estrazione dello stesso.

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